ASPETTO GENERALE: un
momento, eh…se si ferma un attimo lo guardo e ve lo dico. Solo
che non si ferma….Eh.no: non si ferma proprio. Dov’è finito? Ah,
eccolo…forse arriv…no, riparte. E non si ferma.Vabbe’, leggiamo
lo Standard che facciamo prima: “Cane ben proporzionato. La
nobiltà, l’eleganza e l’equilibrio perfetto della silhouette
armoniosa si combinano con una struttura sufficientemente piena
di sostanza a dare un’impressione di resistenza”.
Commento allo Standard:
NON è solo un’impressione. Ci azzecca di più lo Standard dell’AKC
(quello americano, insomma), che parla di “resistenza
illimitata”. Ma è ancora limitativo
. NOME: la razza
ha un nome piuttosto semplice da ricordare, che però ha la
strana particolarità di dare problemi di amnesia all’italiano
medio. Infatti lui parte sempre con: “Che bello, è…un coso…come
si chiama…”, per poi partorire perifrasi come “il cane del
telefono” (con la variante “il cane che piscia sui telefoni”),
“quel cane che fa i concorsi a ostacoli” (quel cane lì si chiama
“cavallo”, ma l’altro italiano medio capisce che si parla di
agility e fa sìsì con la testa) o – più raramente – “quel cane
da pecore bianco e nero”. Quelli-che-sanno-tutto-sui cani sono
più creativi: ho sentito personalmente un Broder collie (di
dado, di verdure o di carne?) e un Collie bordo’ (con
risposta della signora a fianco: “Ma se è bianco e nero!”).La
più bella in assoluto, però (e lo so che non si dovrebbe fare
pubblicità, ma come si fa a non riferire siffatta perla?) è
stata: “Miocuggino c’ha un Collie Infostrada”.
TEMPERAMENTO E CARATTERE:
“è un cane da lavoro, molto intelligente e recettivo
all’addestramento”, dice lo Standard.Così uno potrebbe pensare
che sia qualcosa di simile a un pastore tedesco o a un rough
collie. In realtà il border è un cane da “lavoro-lavoro-lavoro,
forza, sveglia, andiamo a lavorare, facciamo qualcosa, non
importa cosa, basta che la facciamo subito subito-subito, dai,
ti muovi? Facciamo qualcosa, insegnami qualcosa, guarda là, c’è
una pecora! E’ a dodici chilometri? Fa niente, vado a prenderla
e la porto qua! Oppure facciamo un giro in agility? Toh, ma
quello è un frisbee! Me lo tiri? Me lo tiri me lo tiri me lo
tiri?”E così via. Per quanto si stia provando ad allevare cani
da show un po’ più tranquilli della media borderesca, non è che
ci si riesca granché bene. Un po’ sì, ma poco. I cani da show
sono già più belli di quelli da lavoro, col pelo più lungo e
folto, ma ancora non si è riusciti a rovinarne il carattere
(impresa riuscita perfettamente in altre razze): però ci si sta
lavorando alacremente, eh? Non sia mai che in Italia una razza
da lavoro riesca a restare tale e a non diventare un
cane-peluche rincoglionito. Specialmente se è di moda. Quando
compri un cucciolo l’allevatore ti racconta che la razza si
chiama così perché i Border sono territorio geografico al
confine tra Scozia e Inghilterra, blablabla. E’ una balla!In
realtà il cane si chiama così perchè ha una personalità
borderline: fortemente disturbata. Crede di essere un incrocio
tra Batdog e Superpippo. Se però hanno un buon rapporto con un
umano intelligente, sono cani fantastici e inimitabili (per
fortuna: ci mancherebbe solo un’altra razza di pari energia e
magari pure di moda).
ATTITUDINI: I border
collie si dividono in quattro categorie: quelli da show, quelli
da agility, quelli da pecore e quelli che fanno sport
sconosciuti al di fuori della misteriosa e ristrettissima setta
che li pratica. I border da show, ogni tanto, lavorano anche un
po’ (altrimenti sarebbe il loro umano ad avere i disturbi della
personalità): fanno un po’ di agility, vedono qualche pecora (ma
poche: non sia mai che si rovinino il pelo), mal che vada
lavorano i bambini di casa radunandoli all’ora di merenda. E fin
lì, sono contenti. Quando sono in expo, invece, hanno l’aria
scazzatissima e il fumetto sulla testa che dice: “Quand’è che
finisce questa menata e andiamo a fare qualcosa di serio?”.
Purtroppo lo spettatore medio, vedendolo svaccato e
sonnacchioso, pensa: “Ma guarda che bravo, guarda com’è
tranquillo!”. E siccome è anche famoso, e con tutto quel pelo
ben pettinato e fluente è pure bellissimo, pensa di comprarsene
uno. A quel punto può trovare un allevatore serio che gli spiega
la verità, oppure infilarsi in un negozio, o trovare il cagnaro
che gliene rifila davvero uno: dopodiché l’umano
comincerà ad avere molti disturbi della personalità. I
border da agility si dividono a loro volta in due categorie:
quelli che hanno un umano intelligente e quelli che hanno un
umano deficiente.
I primi sono cani felici, che vincono un
sacco di coppe (rendendo così felice anche l’umano) e che di
notte dormono. I secondi sono cani pallinodipendenti,
schizzati, a volte perfino un po’ aggressivi (specie quelli i
cui umani sono COSI’ deficienti da tenerli chiusi in kennel per
giornate intere, pensando che così, quando escono, andranno più
forte perché hanno tutte le energie da sfogare. In realtà questi
cani, quando escono, hanno talmente TANTE energie da sfogare che
gli ostacoli, anziché saltarli, li sfondano. O ne saltano tre
contemporaneamente. O fanno altre cose non esattamente gradite
ai giudici).Di notte, a meno che l’umano deficiente non li
chiuda di nuovo in kennel, gli sfondano anche la casa. I border
da pecore sono “i” border collie. Se volete conoscere davvero la
razza, e stavolta parlo sul serio, dovete conoscere quei cani
lì. Cani meravigliosi, instancabili, sì, ma anche docilissimi e
capaci di parlare perfettamente tre lingue: italiano (in casa,
tutti i giorni) inglese (perché i comandi nello sheep dog si
danno sempre e solo in inglese, rigorosamente strascicato: “come
byyyyy”, “awayyy”, “liiiiie dowwwwwwnnnn”…) e fischiese, perché
il cane a volte lavora a duemila chilometri dal conduttore e
quindi bisogna dargli i comandi col fischietto, altrimenti col
cavolo che li sente. I border da pecore sono cani sereni, pieni
di autostima, consapevoli di fare esattamente ciò per cui sono
stati creati.Non riesco neanche a prenderli in giro, mannaggia,
perché sono assolutamente perfetti e ogni volta mi
incanto a guardarli. Il cane da pecore, di notte, non solo
dorme, ma fa sogni bellissimi: si capisce dal sorrisone stampato
sul muso.Gli altri border, invece, quando dormono sognano di
lavorare le pecore: si capisce dalle zampe che pedalano a tutto
spiano. I border che fanno sport misteriosi e sconosciutissimi
sono quelli da obedience, da disc dog, da flyball, da freestyle
o doggy dancing (non ho mai capito quale sia il nome giusto, ma
intanto uno vale l’altro perché non li avrete mai sentiti
nominare) e probabilmente da altri sport che non ho mai sentito
nominare neanch’io. In media questi cani sono una via di mezzo
tra quelli schizzati e quelli assolutamente perfetti: insomma,
sono contenti perché qualcosa fanno, di notte non distruggono la
casa perché le energie le hanno comunque sfogate, il buon
rapporto con l’umano ce l’hanno. Però anche loro sognano le
pecore.
TESTA: cranio abbastanza
largo, muso moderatamente largo e forte, stop ben marcato,
blablabla… intanto non se ne accorge nessuno, perché l’unica
cosa che noti nella testa sono gli…
OCCHI: ipnotici. Ma di
brutto, eh! Ti catturano e non ti mollano più, peggio di
Mandrake. In teoria dovrebbero ipnotizzare le pecore, in pratica
ipnotizzano tutti, anche i giudici: sarà per questo che in expo
a volte vincono dei cani che somigliano a un border come io
somiglio a Claudia Schiffer. Il colore degli occhi è bruno scuro
nei cani bianco/neri e bianco/rossi: può essere azzurro, del
tutto o in parte, nei cani merle (come in: “Che bello, è un
husky?”).
ORECCHIE: possono essere
portate praticamente in ogni modo possibile, ed è giusto che sia
così perché il border le porta in ogni modo possibile: erette,
semierette, a tettuccio, a foglia di fico, una su e una giù,
sbergnaccate contro il cranio (quando deve fare il Feroce
Predatore che si avvicina di soppiatto alla preda, ma anche
quando vuole dirti “scuuuuusaaa…che ne sapevo che quella era una
scolaresca in gita? A me sembravano pecore e quindi le ho
lavorate”!), … insomma, lo Standard – se fosse furbo –
scriverebbe: orecchie: due. E basta.
LINGUA: lunga due metri e
venti quando decide che deve baciarti in bocca (cioè sempre,se
non state lavorando), un metro circa in condizioni normali.Sparisce
completamente, invece, quando punta le pecore. Dopo otto ore a
lavorare un gregge facendo decine e decine di chilometri, il
border riesce ancora a tenere la bocca chiusa perché è come
Federer dopo quattro ore di Roland Garros: neanche una goccia di
sudore.
DENTI: dentatura
completa, con chiusura a forbice. Tranne quando, a forza di
incrociare il canechevapiùforte con la cagnachesaltapiùinalto,
non vengon fuori dentature a tenaglia, a pinza, a black&decker,
a undentesìeundenteforse eccetera eccetera. Così come vengon
fuori cani lunghi du’ metri, alti venti centimetri, displasici,
schizzati e via cantando. L’accoppiamento canechevapiùforte +
cagnachesaltapiùinalto produce più mutazioni di Chernobyl.
ARTI: forti, robusti,
paralleli e blablabla: tanto, se hai un vero border da pecore,
nessuno se ne potrà accorgere perché lui camminerà sempre e solo
con gli arti piegati e il muso a due centimetri da terra. Il
border da pecore, sul ring, cammina più o meno come l’alano di
“Quattro bassotti per un danese” (il movimento si chiama “crouch”,
traducibile in italiano con “ma è mai possibile che ‘sto stronzo
di un cane non possa stare in piedi come tutti i cani
normali?”).Oppure tirerà sul guinzaglio perchè vuole andare a
lavorare il giudice e il commissario di ring che stanno troppo
lontani tra loro per i suoi gusti.Risultato: il border da
pecore, di solito, fa un paio di expo e poi mai più (esclusi i
rari casi di cani di allevatori bravi e perfino competenti, nel
senso che hanno capito che razza allevano. E non crediate che
sia la norma). Il border da agility in expo non ci va “perché le
expo sono una cosa da deficienti che non capiscono che il border
è un cane da lavoro” (in realtà non ci va perché la maggior
parte dei border da agility non è precisamente la fotocopia
dello Standard, e il suo umano lo sa. Quello che non sa – o non
vuole sapere – è che “lavoro” non è sempre e comunque sinonimo
di “agility”). Il border da expo cammina elegantemente, con
movimento elastico e sciolto, per un paio di giri di ring. Poi,
se non lo tieni costamente piazzato con le mani o se non lo
pasturi a bocconcini, si svacca indecorosamente pensando “Ma non
è ancora finita, ‘sta menata qua?”
CODA: portata bassa, ma
moooolto bassa affinché le pecore non possano vederne la punta
da lontano e non si accorgano che sta arrivando il feroce
predatore che si avvicina di soppiatto alla preda. Purtroppo la
punta della coda non la vede nemmeno l’umano, che quando porta
il cane nell’erba alta non sa mai dove sia finito.A volte è
subito lì dietro l’angolo, altre volte è a dozzine di chilometri
di distanza che lavora un gregge di altri cani, una colonia di
gatti, una cortilata di galline o magari un gregge vero, che
però il suo cane da pastore ce l’avrebbe già. Segue rissa,
perché l’altro cane non ci sta a farsi fregare il gregge.Quando
il padrone scopre finalmente dove si trovava il suo cane, segue
rissa umana, perché neppure il pastore a due zampe è molto
felice di farsi fregare le pecore.
MANTELLO: esiste in due
varietà, semilungo e corto. Il border a pelo corto in pratica
non esiste in Italia perché non lo compra nessuno e quindi
nessuno lo alleva. Sono ammessi tutti i colori:
nero e bianco e tricolore (nel qual caso lo riconoscono quasi
tutti come “il cane del telefono”), nero (come in: “Bello, è un
pastore belga?”), cioccolato e bianco o rosso e bianco (come in
: “Bello: cos’è, un volpino?”), blu merle (come in: “Bello:
cos’è, un lassie?”). In ogni caso, il bianco non deve
predominare. La cuggineria invece predomina serenamente, come in
tutto il resto della cinofilia italiana. Ma con i cani di moda
predomina di più e meglio.